07 maggio 2007

"Il diavolo veste Prada"

…ovvero “come avere tra le mani il lavoro più desiderato del mondo e buttarlo alle ortiche per amore del proprio fidanzato e dei propri amici”. Sì, perché la storia narra, con grande brio e senza mai un attimo di stanca, la storia di una ragazza che arriva a New York dalla provincia americana per cercare lavoro come giornalista. Trova, invece, lavoro come seconda assistente della direttrice della rivista di moda più rinomata del mondo. Un lavoro per il quale “milioni di ragazze ucciderebbero”… Già, peccato che la suddetta direttrice sia in realtà un cerbero, una donna affermata che ha sacrificato tutto, ma proprio tutto, per la carriera e il potere. E pretende che coloro che le gravitano attorno si comportino allo stesso modo.
La morale del film è arcinota, ma il pregio principale di questo lungometraggio sta nel descrivere con dovizia di particolari un mondo, quello della moda, che appare dorato solo a chi lo osserva dall’esterno, ma che all’interno è governato da regole spietate, come, per la verità (il regista non lo dice, ma lo fa capire), il mondo dell’imprenditoria in genere.
Film sorprendente, che riesce a far apparire a volte persino simpatica una realtà che solitamente sfugge dall’interesse dei comuni mortali; un tagliente ritratto dell’upper class newyorkese, divisa tra feste e superficialità di ogni tipo.
Menzione speciale per la Streep, bravissima come sempre, ma soprattutto per l’incredibile Stanley Tucci: impossibile non affezionarsi ai suoi personaggi. Impareggiabile nel ruolo dello stilista gay, il più acuto di tutta la redazione (fate attenzione, ad esempio, a ciò che dice quando sta sovrintendendo al servizio di foto al Central Park).
Ma alla fine il dubbio rimane: “Gabbana con una o due B?”
Voto 8 (****)

2 commenti:

davide ha detto...

Concordo con la recensione. Anche a me è piaciuto molto. Scommetto avrai apprezzato anche la colonna sonora. Giusto?

Kral Zab ha detto...

E' vero: direi che è appropriata.